Nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, vogliamo raccontare l’idea alla base del progetto di Carbon Planet.

Il contributo della filiera bosco-legno nel percorso della transizione ecologica.

 

L’idea su cui si fonda il progetto di Carbon Planet è insita nel concetto della filiera bosco-legno. Il desiderio di agire nell’ambito della transizione ecologica al fine di combattere il riscaldamento globale è l’elemento che unisce tutti i soci della nostra start up. Siamo partiti dagli alberi perché riteniamo che nel mondo vegetale sia racchiusa la chiave per sviluppare azioni di sostenibilità.
Il punto di partenza della nostra riflessione è stato la presenza e lo stato delle foreste nel nostro Paese. In Italia ne esistono circa 11 milioni di ettari che interessano il 37% del territorio nazionale e ad oggi costituiscono la nostra infrastruttura verde più importante.
Questo patrimonio racchiude un enorme potenziale purtroppo non completamente espresso. Grazie al loro contributo possiamo mitigare gli effetti del riscaldamento globale, ma è solo attraverso una gestione attiva e sostenibile che possiamo avere delle foreste più resistenti, ad esempio, agli incendi. Grazie al bosco poi, otteniamo la materia prima che se utilizzata nel settore della bio-edilizia ci permette di stoccare le emissioni di CO2 immagazzinate nell’albero durante la sua crescita all’interno del prodotto legnoso.
Questo settore industriale, seppur di nicchia, sta riportando da diversi anni numeri in costante crescita. Secondo il Rapporto di Federlegno nel 2022 sono stati realizzati in Italia, 3602 edifici in legno strutturale con un fatturato delle imprese di tutto il comparto che ha raggiunto i 2,3 miliardi. Questo ci ha permesso di essere al terzo posto come Paese europeo, dopo Germania e Svezia.
Il settore delle costruzioni di tipo tradizionale è a livello globale tra i più inquinanti. Il 37% delle emissioni di gas climalteranti prodotte derivano dall’edilizia. Una precisazione è però necessaria: il 27% delle emissioni sono legate al modo in cui le abitazioni vengono gestite, i tipi di consumo di energia, il raffreddamento, l’illuminazione, il tipo di elettrodomestici scelti; il restante 10% è associato alla produzione, alla costruzione e al ciclo di vita dei materiali utilizzati per realizzare un edificio.
Per questo motivo se vogliamo compiere una transizione ecologica che ci porti alla neutralità climatica è necessario ripensare anche al modo in cui abitiamo e costruiamo le nostre case.
L’utilizzo del legno in edilizia è una delle azioni che si possono attuare per ridurre le emissioni e presenta numerosi vantaggi, non solo ambientali che possono essere riassunti in rimozione di CO2 dall’atmosfera, ma anche tecnici. Infatti, i cantieri sono più veloci in quanto le strutture vengono pre-fabbricate in azienda e assemblate in loco, la sicurezza abitativa specie nelle aree sismiche é più elevata come è più elevato il comfort derivante dal fatto che il legno è un eccellente isolante termico e acustico.
Incrementare l’uso del legname, sostituendo l’uso dei suoi omologhi di origine fossile, è l’elemento su cui puntare per intraprendere un processo di decarbonizzazione.
Ogni metro cubo di legno utilizzato in sostituzione di altri materiali aiuta l’ambiente a risparmiare 1 tonnellata di CO2 immessa nell’ambiente, inoltre la durabilità del prodotto garantisce uno stoccaggio di CO2 trasformando gli edifici in un carbon sink.

Un problema rilevato da tempo è che la filiera legno italiana per ben l’80% del fabbisogno dipende dall’estero. Diminuire le importazioni di legno dall’estero potrebbe dirottare risorse economiche nel nostro Paese e generare ulteriori economie di scala.
Per ottenere questo risultato è necessario avere come sistema Paese una gestione forestale attiva. Le foreste gestite attivamente ad oggi sono circa il 20% , percentuale che può nettamente crescere per contribuire di più al fabbisogno nazionale.
Uno dei motivi principali per cui è complesso procedere in questa direzione è la elevata parcellizzazione dei boschi italiani: il 64% è di proprietà privata, mentre il restante 36% è pubblico. Spesso le proprietà private sono suddivise in talmente tante aree che diventa molto complesso creare forme di dialogo tra proprietario boschivo e industria di prima lavorazione, ma trovare una soluzione a questa problematica è possibile creando politiche nazionali stabili nel tempo.
Il legno se considerato in tutto il suo potenziale può divenire una risorsa finanziaria e ambientale in grado di incentivare una pianificazione della gestione forestale continua e fornire una materia prima sostenibile ed utilizzabile nelle costruzioni.

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